giovedì 27 agosto 2015

"L’odore di un buon ragù lo userei anche come dopobarba".
Ugo Tognazzi

martedì 18 agosto 2015


“Nel 1919, prendo in moglie Jeanne Dupoix. Credo che sia l'anno della morte di Modigliani. Abitavamo in rue Campagne Première. C'era in quella strada allora una trattoriuccia, gestita da una donna anziana chiamata dai clienti la Mère Rosalie. Ai pasti, vi incontravo quasi ogni giorno Modigliani. Arrivava con la sua giovanissima donna, fasciata l'esile persona in una redingote dal lungo garbo, di velluto azzurro elettrico. Modigliani non mangiava quasi nulla, rimandava in cucina tre o quattro volte il suo piatto, o perché era troppo pieno o perché non voleva vedere nel suo piatto che la piccola cima di carne che avrebbe ingoiato. Non smetteva di disegnare la gente che era lì, quanto gli balenasse in mente, e lasciava sulla tavola quei pezzetti di disegni che poi furono venduti, penso, dalla proprietaria del locale.”

Giuseppe Ungaretti (dalle Note al suo Meridiano Vita di un uomo: Tutte le poesie)

giovedì 13 agosto 2015

@ 8.47

https://youtu.be/DjkGTFN-0p4

Leggere e mangiare

Divorare libri: una metafora singolare, che dà da pensare. In effetti, nessun mondo formale viene a tal punto gustato, ingerito, disgregato e assimilato come la prosa narrativa. Forse è davvero possibile paragonare l'atto del leggere e quello del mangiare. [...] E sono proprio i bambini a leggere sempre così: incorporando, non immedesimandosi.
Walter Benjamin, "Ombre corte" (Letteratura per l'infanzia)

martedì 11 agosto 2015

Maigret

- C’est pour casser la croûte?
Georges Simenon, La première enquête de Maigret

(...) si finisce per mangiare. Georges Simenon

In tutti i drammi di famiglia, si finisce per mangiare. Georges Simenon (Ricordi proibiti, 1940)

venerdì 7 agosto 2015

State attenti.

State attenti: la nave ormai è in mano al cuoco di bordo, e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quel che si mangerà domani.


Søren Kierkegaard, Stadi sul cammino della vita

mercoledì 5 agosto 2015

Ode al vino, Pablo Neruda


Ode al vino

Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino,
stellato figlio
della terra,
vino, liscio
come una spada d’oro,
morbido
come un disordinato velluto,
vino inchiocciolato
e sospeso,
amoroso,
marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole.

A volte
ti nutri di ricordi
mortali,
sulla tua onda
andiamo di tomba in tomba,
tagliapietre del sepolcro gelato,
e piangiamo
lacrime passeggere,
ma
il tuo bel
vestito di primavera
è diverso,
il cuore monta ai rami,
il vento muove il giorno,
nulla rimane
nella tua anima immobile.
Il vino
muove la primavera,
cresce come una pianta di allegria,
cadono muri,
rocce,
si chiudono gli abissi,
nasce il canto.
Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto
con la bella che amo,
disse il vecchio poeta.
Che la brocca di vino
al bacio dell’amore aggiunga il suo bacio

Amor mio, d’improvviso
il tuo fianco
è la curva colma
della coppa
il tuo petto è il grappolo,
la luce dell’alcol la tua chioma,
le uve i tuoi capezzoli,
il tuo ombelico sigillo puro
impresso sul tuo ventre di anfora,
e il tuo amore la cascata
di vino inestinguibile,
la chiarità che cade sui miei sensi,
lo splendore terrestre della vita.

Ma non soltanto amore,
bacio bruciante
e cuore bruciato,
tu sei, vino di vita,
ma
amicizia degli esseri, trasparenza,
coro di disciplina,
abbondanza di fiori.
Amo sulla tavola,
quando si conversa,
la luce di una bottiglia
di intelligente vino.
Lo bevano;
ricordino in ogni
goccia d’oro
o coppa di topazio
o cucchiaio di porpora
che l’autunno lavorò
fino a riempire di vino le anfore,e impari l’uomo oscuro,
nel cerimoniale del suo lavoro,
e ricordare la terra e i suoi doveri,
a diffondere il cantico del frutto.


(Pablo Neruda)